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03/04/2025
La lunghezza del calcio rappresenta un elemento fondamentale nella progettazione e nell’adattamento di un fucile, influenzando direttamente la comodità nell’imbracciata, la velocità di puntamento, la gestione del rinculo e, in ultima analisi, la precisione del tiro.
Misurata come la distanza dal centro del grilletto al centro del calciolo (in millimetri), questa dimensione oscilla generalmente tra 350 e 380 mm, ma può variare sensibilmente in base alla corporatura del tiratore, al suo stile di tiro e al contesto d’uso dell’arma.
Un calcio eccessivamente lungo può compromettere l’esperienza di tiro, rischiando di incastrarsi sotto l’ascella o di ostacolare un’imbracciata fluida, un problema particolarmente evidente in scenari dinamici come la caccia al fagiano o alla beccaccia, dove la rapidità è essenziale.
D’altro canto, un calcio troppo corto può destabilizzare il fucile, costringendo il tiratore a una postura innaturalmente contratta, riducendo il controllo sulla canna e amplificando la sensazione di rinculo, con conseguenti effetti negativi sulla resistenza fisica durante sessioni prolungate, come una giornata di tiro al piattello o una battuta di caccia intensiva.
La determinazione della lunghezza ottimale si basa spesso su un metodo empirico legato alla lunghezza dell’avambraccio: appoggiando il calciolo nell’incavo del gomito, il dito indice dovrebbe raggiungere il grilletto con naturalezza, e da questa misura si sottraggono circa 20 mm per garantire un margine di comfort e flessibilità.
Ad esempio, un avambraccio di 38 cm porterebbe a una lunghezza teorica di 360 mm, ma questa è solo una base di partenza.
Nella pratica, la scelta si affina considerando l’attività specifica: per la caccia, dove il movimento rapido e l’istinto prevalgono, si privilegiano lunghezze più contenute (350-360 mm), mentre nel tiro sportivo, come il trap o lo skeet, si opta per calci più lunghi (365-375 mm, talvolta fino a 380 mm) per massimizzare la stabilità e favorire una postura eretta e controllata, con il fucile ben saldo contro la spalla. Alcuni tiratori professionisti arrivano a personalizzare ulteriormente, spingendosi a lunghezze di 385 mm per discipline come il double trap, dove il controllo del secondo colpo è cruciale.
La lunghezza del calcio non è però un valore assoluto e va contestualizzata.
L’abbigliamento gioca un ruolo significativo: una giacca invernale imbottita può ridurre la lunghezza effettiva di 10-15 mm, richiedendo un calcio più corto rispetto a un’imbracciata estiva con una camicia leggera.
Anche l’età e la crescita del tiratore sono fattori determinanti: un adolescente con un avambraccio di 30-32 cm potrebbe necessitare di un calcio da 330-340 mm, spesso realizzato con inserti regolabili per adattarsi alla sua evoluzione fisica.
Il tipo di fucile incide ulteriormente: i semiautomatici, grazie al loro sistema di assorbimento del rinculo, possono permettersi lunghezze leggermente inferiori (ad esempio 355 mm) rispetto ai sovrapposti o ai doppietti, dove un calcio più lungo (360-370 mm) aiuta a distribuire meglio l’energia del colpo.
Inoltre, la posizione delle mani sull’arma modifica la percezione della lunghezza: un tiratore che impugna l’astina vicino al grilletto potrebbe preferire un calcio più corto di 5-10 mm rispetto a chi adotta una presa più avanzata, con le braccia maggiormente distese.
La personalizzazione è resa ancora più precisa dall’osservazione diretta: un calcista esperto valuta non solo le misure antropometriche, ma anche dettagli come l’angolo del gomito (idealmente tra 90° e 120° in posizione di tiro), la distanza tra spalla e guancia, e la fluidità del movimento di imbracciata.
Ad esempio, un gomito troppo piegato (<90°) indica un calcio corto, mentre un braccio eccessivamente teso (>130°) suggerisce una lunghezza eccessiva.
Oggi, molti fucili moderni, come i Beretta A400 o i Benelli Vinci, offrono calci regolabili con spessori intercambiabili (shim) o sistemi modulari, consentendo aggiustamenti graduali di 2-5 mm per testare la misura ideale prima di un intervento definitivo.
Questo approccio è particolarmente utile per i principianti o per chi passa da un’attività all’altra (es. dalla caccia al tiro a volo), evitando costosi errori di adattamento.
In ambito artigianale, invece, la tradizione del calcio su misura in noce persiste, con maestri calcisti che modellano l’arma osservando il tiratore in azione, spesso correggendo la lunghezza di pochi millimetri per trasformare un fucile “funzionale” in un’estensione naturale del corpo.
La piega al nasello è un parametro essenziale del calcio di un fucile, definito come la distanza verticale tra la linea immaginaria della bindella (o della canna) e la parte superiore del nasello, il punto in cui la guancia del tiratore poggia durante l’imbracciata.
Solitamente compresa tra 33 e 40 mm, questa misura è il fulcro dell’allineamento tra l’occhio dominante e la linea di mira, rendendola un fattore decisivo per la precisione del tiro, sia che si tratti di abbattere un fagiano in volo o di spezzare un piattello a lunga distanza.
Una piega troppo alta (distanza eccessiva dalla bindella) posiziona l’occhio sopra la linea di mira, portando a tiri sistematicamente alti e a una postura innaturalmente sollevata della testa, con conseguenti errori su bersagli rapidi.
Al contrario, una piega troppo bassa (nasello vicino alla bindella) spinge l’occhio sotto la linea, causando tiri bassi e, in alcuni casi, un contatto scomodo tra guancia e calcio, specie con il rinculo di munizioni pesanti.
Questo equilibrio è vitale: nella caccia, dove l’allineamento deve essere istintivo e immediato, una piega errata può far perdere il bersaglio; nel tiro sportivo, dove la ripetitività è tutto, anche un millimetro di scarto può compromettere un punteggio.
La misurazione della piega al nasello parte dall’altezza tra la spalla e l’occhio dominante, rilevata in posizione eretta o leggermente inclinata, simulando la postura di tiro naturale.
Ad esempio, un tiratore con un’altezza spalla-occhio di 17 cm potrebbe trovare ideale una piega di 35-37 mm, garantendo che l’occhio si allinei alla bindella senza forzature.
Un test pratico consiste nell’imbracciare il fucile a occhi chiusi, aprire l’occhio dominante e verificare se la pupilla è centrata sulla linea di mira: uno scostamento verticale segnala la necessità di aggiustamenti.
Tuttavia, la misura non è universale: la lunghezza del collo influisce (un collo più lungo richiede una piega maggiore, fino a 38-40 mm), così come la conformazione del viso (zigomi prominenti riducono la distanza effettiva guancia-occhio, suggerendo 33-35 mm).
Anche l’occhio dominante gioca un ruolo: un tiratore destro con dominanza crociata (occhio sinistro dominante) potrebbe necessitare di una piega leggermente più alta o di un calcio con vantaggio accentuato per compensare lo spostamento laterale della testa.
Il contesto d’uso e lo stile personale aggiungono ulteriori sfumature. Nella caccia, specialmente su selvaggina veloce come anatre o colombacci, si preferisce una piega al nasello più bassa (33-35 mm) per favorire un’imbracciata rapida e una mira intuitiva, con la testa che si appoggia al calcio senza bisogno di correzioni.
Nel tiro al piattello, come il trap o lo skeet, una piega più alta (37-40 mm) è comune, poiché la postura eretta e la necessità di seguire traiettorie prevedibili richiedono un allineamento costante e stabile. Anche il tipo di fucile incide: un sovrapposto, con il suo baricentro più alto, potrebbe beneficiare di una piega leggermente inferiore rispetto a un semiautomatico, dove la canna singola facilita una postura più rilassata.
L’abbigliamento stagionale è un altro fattore: una giacca invernale spessa può alzare la spalla, riducendo la distanza effettiva e suggerendo una piega più bassa di 1-2 mm rispetto all’estate.
La personalizzazione della piega al nasello va oltre i numeri.
La sensazione tattile è fondamentale: un nasello troppo affilato o mal rifinito può irritare la guancia durante il rinculo, mentre un nasello ben arrotondato e sagomato offre comfort e aderenza.
Nei fucili moderni, come i Beretta Silver Pigeon o i Browning Citori, la piega è spesso regolabile tramite spessori intercambiabili, permettendo al tiratore di sperimentare variazioni di 1-3 mm fino a trovare il punto perfetto. In ambito artigianale, i calcisti dedicano ore a osservare il tiratore in azione, limando il legno o modellando il polimero per adattare il nasello alla curva del viso, trasformando una misura teorica in una realtà ergonomica.
Un pollice di differenza può sembrare poco, ma sul campo si traduce in un tiro che centra il bersaglio o lo manca di metri: la piega al nasello non è solo una misura, è la chiave per fare del fucile un prolungamento naturale dell’occhio.
La piega al tallone è un elemento cruciale nella configurazione del calcio di un fucile, definita come la distanza verticale tra la linea della bindella (o della canna) e il punto più alto del calciolo, noto come "tallone", con valori che oscillano tipicamente tra 50 e 65 mm.
Questo parametro non solo stabilizza il fucile sulla spalla durante l’imbracciata, ma gioca un ruolo fondamentale nella gestione del rinculo, distribuendo l’energia del colpo in modo uniforme e riducendo l’affaticamento del tiratore, specialmente in sessioni prolungate come una gara di trap o una battuta di caccia di diverse ore.
Una piega al tallone ben calibrata assicura che il calciolo aderisca completamente alla spalla, evitando che l’arma “salti” verso l’alto o scivoli verso il basso sotto la spinta del rinculo, un aspetto critico con cartucce potenti come le magnum da 12 grammi. Se la piega è troppo alta (distanza eccessiva dalla bindella, ad esempio 65-70 mm), l’occhio si posiziona sopra la linea di mira, portando a tiri alti e a un’imbracciata scomoda che può sbilanciare il tiratore; se troppo bassa (sotto i 50 mm), l’occhio finisce sotto la linea, causando tiri bassi e aumentando la percezione del rinculo sul viso o sulla clavicola, con un impatto che può lasciare segni dopo pochi colpi.
La determinazione della piega al tallone si basa sull’altezza tra la spalla e l’occhio dominante, misurata in posizione di tiro, ma tiene conto anche della postura e della forma del calciolo.
Per un tiratore con un’altezza spalla-occhio di 17 cm e una postura eretta, una piega di 57-60 mm è spesso ideale, garantendo un allineamento naturale con la bindella e un appoggio saldo. Tuttavia, una postura più inclinata, tipica della caccia su terreni accidentati, potrebbe ridurre la misura a 50-55 mm per mantenere il contatto con la spalla senza forzare il collo.
La differenza tra la piega al tallone e quella al nasello, chiamata "drop" o caduta, definisce l’inclinazione del calcio: un drop maggiore (20-25 mm) è caratteristico dei fucili da caccia, favorendo un’imbracciata rapida e dinamica, mentre un drop minore (15-20 mm) si adatta al tiro sportivo, dove la stabilità e la ripetitività sono prioritarie.
Per misurarla con precisione, si può appoggiare il fucile su una superficie piana con la bindella allineata e usare un righello perpendicolare per calcolare la distanza al tallone, oppure osservare il tiratore in azione per verificare che il calciolo non scivoli durante il rinculo.
La personalizzazione della piega al tallone dipende da molteplici variabili fisiche e pratiche.
Una spalla larga e muscolosa, tipica di tiratori robusti, può tollerare una piega più alta (60-65 mm), distribuendo il rinculo su una superficie maggiore e offrendo un controllo superiore, mentre una spalla esile o arrotondata potrebbe preferire una misura più contenuta (50-55 mm) per evitare che il calciolo scivoli verso l’ascella o prema sulla clavicola. Il tipo di fucile influisce: i sovrapposti, con un rinculo più diretto dovuto alle due canne, spesso richiedono una piega al tallone maggiore rispetto ai semiautomatici, che disperdono parte dell’energia grazie al loro meccanismo, permettendo misure leggermente inferiori. L’abbigliamento stagionale è un fattore da non sottovalutare: una giacca invernale imbottita alza la spalla, riducendo la distanza effettiva tra bindella e tallone e suggerendo una piega più bassa di 2-3 mm rispetto a una camicia estiva.
Anche la posizione della testa incide: un tiratore che appoggia la guancia con forza sul nasello potrebbe percepire un rinculo più marcato se la piega al tallone è troppo bassa, spingendo il calcio contro il viso.
La forma e il materiale del calciolo aggiungono un ulteriore livello di complessità.
Un calciolo largo e morbido (es. in gomma o gel, alto 12-15 cm) migliora l’aderenza e assorbe il rinculo, permettendo una piega al tallone più flessibile, mentre un calciolo stretto o rigido (8-10 cm, tipico dei fucili tradizionali in legno) richiede una regolazione più precisa per evitare discomfort.
Nei fucili moderni, come i Benelli Montefeltro o i Beretta A400, la piega al tallone è spesso regolabile tramite spessori intercambiabili, consentendo al tiratore di testare variazioni di 1-2 mm sul campo e adattare l’arma alla propria postura.
In ambito artigianale, i calcisti affinano questo parametro osservando il tiratore sparare, limando il tallone per garantire un appoggio perfetto: un angolo di contatto che sembri scolpito sulla spalla.
Sul campo, una piega al tallone ottimale non si nota: il fucile diventa un’estensione del corpo, e il rinculo un semplice contraccolpo, non un ostacolo.
Vantaggio (Deviazione)
Il vantaggio, noto anche come deviazione, è lo scostamento laterale del calcio rispetto alla linea centrale della canna o della bindella, misurato in millimetri e generalmente compreso tra 5 e 20 mm.
Questo parametro è fondamentale per allineare l’occhio dominante del tiratore con la linea di mira in modo naturale, compensando la posizione della testa e la struttura fisica del corpo.
Per un tiratore destro, il calcio devia verso destra, spostando il nasello e il calciolo in quella direzione, mentre per un mancino la deviazione è verso sinistra.
Un vantaggio ben calibrato permette di imbracciare il fucile senza dover inclinare o ruotare la testa in modo innaturale, migliorando la velocità di puntamento e la precisione, sia nella caccia che nel tiro sportivo.
Se il vantaggio è insufficiente, l’occhio si trova troppo a sinistra (per un destro) o troppo a destra (per un mancino), portando a tiri laterali errati; se eccessivo, l’occhio supera la linea di mira, causando errori opposti e discomfort.
La misurazione del vantaggio si basa principalmente sulla larghezza del petto, calcolata tra le attaccature delle braccia, e sulla distanza tra gli occhi, ma è influenzata anche dalla postura e dallo stile di tiro.
Ad esempio, un tiratore destro con un petto largo 43 cm potrebbe richiedere un vantaggio di circa 12-15 mm, mentre una corporatura più esile (35-38 cm) potrebbe adattarsi meglio a 5-10 mm.
Un metodo pratico per verificarlo consiste nell’imbracciare il fucile con gli occhi chiusi, aprire l’occhio dominante e controllare se la pupilla è centrata sulla bindella: uno scostamento laterale indica un vantaggio da correggere.
La deviazione non è uniforme lungo il calcio: al nasello è più contenuta (2-5 mm) per favorire il contatto con la guancia, mentre al tallone può essere più pronunciata (10-20 mm) per allineare la spalla e assorbire il rinculo.
Il contesto d’uso e la corporatura del tiratore determinano ulteriori variazioni.
Nella caccia, dove l’imbracciata è rapida e i bersagli sono mobili, si preferisce un vantaggio moderato (5-10 mm) per garantire flessibilità e velocità, mentre nel tiro al piattello, come il trap o lo skeet, un vantaggio maggiore (12-20 mm) offre una stabilità superiore, soprattutto per tiri ripetuti. Tiratori con spalle larghe o torace robusto tendono a necessitare di deviazioni più accentuate (15-20 mm), poiché la distanza tra spalla e occhio dominante è maggiore, mentre persone minute o con visi stretti possono trovare confortevole un vantaggio minimo (5-8 mm).
Anche l’occhio dominante influisce: un tiratore destro con occhio sinistro dominante (dominanza crociata) potrebbe richiedere un vantaggio negativo (deviazione a sinistra) o un calcio appositamente curvato, una soluzione comune nei fucili su misura.
Altri elementi pratici entrano in gioco. L’abbigliamento, come giacche voluminose, può alterare la percezione del vantaggio, spingendo a ridurlo leggermente in inverno.
Il tipo di fucile è rilevante: i sovrapposti, con due canne affiancate, possono richiedere un vantaggio più marcato rispetto ai semiautomatici, dove la canna singola semplifica l’allineamento. Inoltre, la lunghezza del collo e l’inclinazione della testa durante il tiro modificano la misura ideale: un collo lungo o una postura eretta aumentano il vantaggio necessario, mentre una testa più inclinata lo riduce.
Nei fucili moderni, come i Beretta 694 o i Browning B725, il vantaggio è spesso regolabile tramite spessori o inserti (shim), permettendo aggiustamenti di 1-2 mm per adattarsi al tiratore. In ambito artigianale, i calcisti osservano il tiratore in azione, valutando l’angolo della guancia e la posizione della spalla per scolpire un calcio che diventi un’estensione naturale del corpo, trasformando millimetri di deviazione in una differenza tangibile tra un tiro mancato e un centro perfetto.
Angolo di Pitch
L’angolo di pitch è l’inclinazione del calciolo rispetto alla verticale, misurato in gradi e generalmente compreso tra 0° e 10°, che determina come il fucile si appoggia alla spalla e distribuisce il rinculo.
Questo parametro influenza il comfort, la stabilità e la gestione dell’energia del colpo: un pitch ben regolato assicura che il calciolo aderisca completamente alla spalla, riducendo il rischio che l’arma “scivoli” verso l’alto o verso il basso durante lo sparo e minimizzando l’impatto percepito sul tiratore.
Un angolo troppo chiuso (vicino a 0°, calciolo quasi parallelo alla canna) tende a far puntare il fucile verso il basso, utile per posture piegate o tiri ascendenti, ma può aumentare il rinculo verso il viso; un angolo troppo aperto (oltre 10°) alza la canna, favorendo tiri eretti, ma rischia di far scivolare il calciolo sotto l’ascella, specialmente con munizioni pesanti.
La misurazione del pitch si effettua appoggiando il fucile a terra con le canne contro una parete verticale: l’angolo formato tra la bindella e il muro corrisponde al pitch. Ad esempio, un pitch di 5° significa che il calciolo è inclinato di 5° rispetto alla perpendicolare alla canna.
La scelta dell’angolo dipende dalla robustezza fisica e dalla postura del tiratore: individui magri o con spalle strette tendono a preferire un pitch minore (0-5°), che mantiene il fucile più aderente alla spalla in posizioni inclinate, mentre tiratori robusti o con torace ampio optano per un pitch maggiore (5-10°), ideale per posture erette e per distribuire il rinculo su una superficie più ampia.
Un metodo pratico per verificarlo è sparare un colpo e osservare il movimento del fucile: se “salta” verso l’alto, il pitch è troppo chiuso; se scivola verso il basso, è troppo aperto.
Il contesto d’uso e il tipo di fucile giocano un ruolo cruciale.
Nella caccia, dove si spara spesso in movimento o con posture variabili (es. su beccacce o anatre), un pitch moderato (2-5°) offre versatilità e controllo, adattandosi a terreni irregolari e imbracciate rapide.
Nel tiro sportivo, come il trap, un pitch più accentuato (5-8°) è comune, poiché i tiratori sparano in posizione eretta e necessitano di stabilità per tiri ripetuti su traiettorie ascendenti.
I semiautomatici, con un rinculo più morbido, possono tollerare un pitch leggermente inferiore rispetto ai sovrapposti, dove un angolo maggiore aiuta a contrastare la spinta diretta delle due canne.
Anche la lunghezza del calcio interagisce con il pitch: un calcio corto con pitch chiuso può accentuare il rinculo verso il viso, mentre un calcio lungo con pitch aperto può sbilanciare l’arma verso l’alto.
Fattori fisici e pratici aggiungono complessità.
La forma della spalla influisce: spalle arrotondate o inclinate richiedono un pitch più chiuso (0-3°) per mantenere il contatto, mentre spalle squadrate si adattano meglio a un pitch aperto (5-10°).
L’abbigliamento stagionale è un altro elemento: una giacca imbottita può alterare l’angolo effettivo, suggerendo un pitch leggermente più chiuso in inverno per compensare lo spessore. Inoltre, la lunghezza del calciolo modifica la percezione del pitch: un calciolo alto (es. 12-15 cm) distribuisce il contatto su una superficie maggiore, permettendo angoli più flessibili, mentre uno corto (8-10 cm) richiede una regolazione più precisa.
Nei fucili moderni, come i Benelli Raffaello o i Perazzi MX8, il pitch è spesso regolabile tramite inserti o spessori, con variazioni di 1-2° che possono essere testate sul campo. In ambito artigianale, i calcisti adattano il pitch osservando il tiratore in azione, limando il calciolo per garantire che il fucile “sieda” perfettamente sulla spalla, trasformando un dettaglio apparentemente minore in un fattore decisivo per il comfort e la precisione.
Personalizzare il calcio di un fucile non è un lusso, ma una necessità. Che siate cacciatori in cerca di un tiro istintivo o tiratori sportivi ossessionati dalla perfezione, la tabella delle misure – lunghezza, piega, vantaggio, pitch – è la mappa per un’arma che si fonde con il vostro corpo.
Consultate un calcista, provate spessori regolabili e osservate la vostra postura: pochi millimetri possono trasformare un fucile qualunque in un compagno di fiducia. La precisione, dopotutto, non è solo questione di mira, ma di armonia tra uomo e strumento.