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🆘AGGRESSIONE ORSO: Ultime news

05/03/2025


Aggressione orso: ultime notizie e aggiornamenti sulla situazione

 

Un cercatore di funghi aggredito il 19 ottobre 2024: cronaca di un incontro ravvicinato che riaccende il dibattito sulla convivenza con i grandi carnivori

Trento, Un pomeriggio d’autunno, un bosco silenzioso, un uomo in cerca di funghi e un orso che emerge dall’ombra.
È il 19 ottobre 2024 quando, nei pressi di Rango, frazione di Bleggio Superiore in Trentino, si consuma l’ennesimo capitolo di un aggressione da parte di orso recata a un uomo.
Andrea, 33 anni, operaio comunale e custode forestale, si ritrova faccia a terra, schiacciato dalle zampe di un orso bruno, in un episodio che scuote la comunità locale e riaccende polemiche mai sopite.
Ecco la cronaca dettagliata di un evento che, tra ferite lievi e decisioni drastiche, continua a dividere opinioni e istituzioni.

 


Aggressione orso in trentino

 

La dinamica: un incontro imprevisto tra uomo e animale

Era circa le 17:00 di quel sabato 19 ottobre quando Andrea, originario del Piemonte e trasferitosi da poco in Trentino con la famiglia, si avventura nei boschi sopra Rango.
Dopo una pioggia leggera, il terreno è umido e soffice, perfetto per la crescita dei funghi che lui, appassionato cercatore, spera di raccogliere.
È solo, a poche centinaia di metri da una strada sterrata, immerso in un paesaggio alpino che conosce bene grazie al suo lavoro di custode forestale.
Ma quel giorno la natura ha in serbo una sorpresa.

Senza preavviso – nessun rumore, nessun fruscio tra le foglie – un orso lo colpisce alle spalle.
Andrea cade a terra, travolto dalla forza dell’animale.
«Mi ha spinto giù e mi ha schiacciato con le zampe, quattro o cinque volte, come a dire ‘stai fermo’», racconterà poi ai microfoni di La Stampa.
L’orso lo colpisce ripetutamente, lasciandogli graffi sulla schiena e sulle braccia, ma non affonda mai le unghie né lo morde.
Poi, inspiegabilmente, si allontana, lasciando Andrea stordito ma vivo. Con le ultime forze, l’uomo si rialza e cammina fino al paese, dove chiede aiuto e dà l’allarme.

 


Le condizioni di Andrea: ferite lievi, ma un’esperienza indelebile nella sua mente

 

Arrivato a Rango, Andrea mostra i segni dell’incontro: escoriazioni e graffi superficiali sulla schiena e sulle braccia, visibili nelle foto che lui stesso pubblica sui social e che il TgRai Trentino riprende.
Le ferite non richiedono ricovero ospedaliero, ma raccontano una storia di sopravvivenza.
«Non mi ha aggredito per farmi male», dirà Andrea, mostrando una sorprendente lucidità. «I graffi sono casuali, causati dalle unghie mentre mi teneva fermo.
Non voglio che lo abbattano». Un’opinione controcorrente, che stride con la linea dura della Provincia.

 


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L’orso: un’identità da scoprire e un destino segnato

 

Chi è l’orso responsabile?
Al momento dell’attacco, l’animale non viene identificato.
La Provincia Autonoma di Trento, però, agisce rapidamente: dai vestiti di Andrea vengono prelevati reperti genetici – peli o tracce biologiche – per risalire all’esemplare.
Secondo il PACOBACE, il piano per la gestione degli orsi nelle Alpi, l’attacco non provocato classifica l’orso come “pericoloso”.
La decisione è chiara: una volta identificato, sarà abbattuto.
Una prassi consolidata in Trentino, dove già nel luglio 2024 l’orsa KJ1 è stata eliminata dopo un’aggressione a Dro.

Ma la vicenda non è così lineare.
Le associazioni animaliste, come LAV, OIPA ed ENPA, sollevano dubbi: l’orso ha davvero agito con intento ostile?
O si è sentito minacciato dalla presenza improvvisa di Andrea in un momento di scarsa visibilità, al crepuscolo, su un terreno che attutiva i passi dell’uomo?
La dinamica, definita “singolare”, lascia spazio a interpretazioni contrastanti.

 


Reazioni istituzionali: la Provincia non tentenna

 

La risposta della Provincia è netta. L’assessore non usa mezzi termini: «Il pericolo dei grandi carnivori è reale, servono misure drastiche». Sotto la guida del presidente, il Trentino conferma la sua politica di tolleranza zero verso gli orsi che si avvicinano troppo all’uomo.
I reperti genetici sono già in analisi, e l’ordinanza di abbattimento è pronta a scattare.
Una linea che ricalca precedenti come l’uccisione di JJ4, responsabile della morte di Andrea Papi nell’aprile 2023, unico caso fatale degli ultimi anni.

 


La protesta animalista: una battaglia legale in vista

 

Di tutt’altro avviso le associazioni per la tutela degli animali. La LAV, critica la gestione dell’episodio: «Andrea è un custode forestale, avrebbe dovuto sapere come muoversi nei boschi.
Un campanello sullo zaino avrebbe potuto evitare tutto».
L’OIPA promette un’istanza di accesso agli atti e un ricorso al TAR contro un eventuale abbattimento, mentre l’ENPA si appella al Ministro dell’Ambiente per un dialogo sulla convivenza con gli orsi. Il Trentino, con una popolazione di 80-100 orsi reintrodotti dal progetto Life Ursus, resta un campo di battaglia ideologico.

 


Il dibattito pubblico: tra scetticismo e solidarietà

La vicenda esplode anche sui social. Le foto delle ferite di Andrea, condivise online, dividono gli utenti: c’è chi le giudica troppo lievi per parlare di “aggressione” («Sembrano graffi da rovi», scrive un commentatore), e chi difende la sua versione. Andrea replica secco: «Che provino loro a stare sotto un orso». Intanto, il 27 ottobre 2024, una consultazione popolare in Val di Sole cerca di dare voce ai cittadini sulla gestione di orsi e lupi, segno di un malcontento che cova da anni.
 


Un contesto più ampio: la sfida della convivenza

 

L’attacco del 19 ottobre è il nono episodio documentato in Trentino dal 2014, quando gli orsi hanno iniziato a far parlare di sé.
La reintroduzione degli anni ’90, voluta per ripopolare le Alpi, ha portato risultati ambivalenti: una natura più ricca, ma anche una convivenza fragile.
Il caso di Andrea, con la sua richiesta di non abbattere l’orso e il suo appello a un monitoraggio più efficace, rappresenta una voce fuori dal coro in un dibattito polarizzato.

Cosa ci aspetta

Mentre scriviamo, l’identità dell’orso resta ignota, ma il suo destino sembra segnato.
Le analisi genetiche diranno l’ultima parola, e la Provincia è pronta ad agire.
Nel frattempo, Andrea guarisce dalle sue ferite, lievi nel corpo ma profonde nell’animo, e il Trentino si interroga ancora una volta su come condividere i suoi boschi con i giganti bruni.
Una storia che, tra graffi e polemiche, non è ancora finita.

 

 



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